CURA, TERAPIA ED INTERVENTI PER LE FRATTURE DELLA MANO

Le ossa della mano (falangi e metacarpi), pur se molto resistenti possono fratturarsi se sottoposte ad un trauma violento. Alcune volte i sintomi possono essere molto lievi specialmente nei casi in cui l’osso è rotto, ma non è spostato (frattura composta).
Le fratture possono essere scomposte se i capi ossei fratturati sono “spostati” uno rispetto all’altro. Possono inoltre interessare la superficie articolare che se scomposta e danneggiata può rendere la prognosi della frattura meno buona perchè ne può residuare, anche dopo un corretto trattamento, deficit del movimento e dolore delle dita. In entrambi i casi è necessario ridurre, cioè rialliniare, sia i monconi ossei e ricomporre la superficie articolare. Se dopo la riduzione della frattura questa è stabile, cioè non tende a rispostarsi, può essere sufficente l’immobilizzazione in apparecchio gessato, stecca di alluminio o addirittura un semplice cerottaggio.

Nel caso di fratture instabili o che possono potenzialmente esserlo è necessario l’intervento chirurgico.

L’intervento viene eseguito in anestesia periferica (loco-regionale), cioè si addormenta solo il braccio o le dita interessate.

Le possibilità terapeutiche sono varie a seconda del tipo di frattura:

1) Sintesi con fili di Kirshner chiodi di acciaio di piccolo diametro (da 1 a 1,5 mm) infissi tramite la cute in fratture articolari o non articolari, riducibili a cielo chiuso.

2) Fissatore Esterno Fratture esposte, fratture molto scomposte riducibili in trazione che viene mantenuto da questo mezzo di sintesi esterno fissato all’avambracchio per mezzo di particolari viti dette fiches. Questo sintema permette una buona motilità di tutte le altre articolazioni escluso il polso e può essere associato ad altri mezzi di sintesi come fili di Kirshener e placche. Il MICAFIX è un originale fissatore esterno progettato e realizzato dal Dr. Michele Calderaro.

3) Placca e viti sono indicate in fratture scomposte articolari e non. Garantisce il massimo della stabilità e della possibilità di riduzione ma è necessaria l’incisione chirurgica. Permette una buona motilità del polso quasi da subito. Nei casi più complessi si associano le altre tecniche.

Complicanze. La complicanza più frequente, una volta guarita la frattura, è la limitazione del movimento della mano o delle dita interessate: nella mano infatti i tendini (che servono a muovere le dita) si trovano a stretto contatto con l’osso. L’immobilizzazione necessaria a far guarire la frattura tende a far aderire i tendini all’osso, queste aderenze non permettono ai tendini di scivolare normalmente per eseguire i movimenti. Per limitare questo rischio è necessario immobilizzare le fratture per lo stretto tempo necessario.

Quando la frattura interessa la parte dell’osso in crescita (cartilagine di accrescimento) nei bambini o negli adolescenti prima della maturità dello scheletro, questa può venire danneggiata e necessita un trattamento rapido, a volte il danno del trauma provoca delle alterazioni della crescita dell’osso fratturato che può così risultare alterata.