CURA, TERAPIA ED INTERVENTI PER LE FRATTURE DEL POLSO

Le fratture di polso interessano il radio e talvolta anche l’ulna. nell’80% dei casi sono interessate le donne oltre i 50 anni a causa di una caduta accidentale.

Le fratture possono essere scomposte se i capi ossei fratturati sono “spostati” uno rispetto all’altro. Possono inoltre interessare la superficie articolare che se scomposta e danneggiata può rendere la prognosi della frattura meno buona perchè ne può residuare, anche dopo un corretto trattamento, deficit del movimento e dolore. In entrambi i casi è necessario ridurre, cioè rialliniare, sia i monconi ossei che ricomporre la superficie articolare. se dopo la riduzione della frattura questa è stabile, cioè non tende a rispostarsi, può essere sufficente l’immobilizzazione in apparecchio gessato. Quasi sempre necessario un gesso “lungo” che immobilizzi cioè tutto il braccio con il gomito flesso a 90° , ma che lascia libere le dita.

Nel caso di fratture instabili o che possono potenzialmente esserlo è necessario l’intervento chirurgico.

Talvolta si preferisce operare anche per motivi non legati alla frattura ad esempio in presenza di grosso edema (gonfiore), di ferite, di persone anziane che mal sopporterebbero l’immobilizzazione dell’arto superiore per 1-2 mesi con il rischio di una rigidità secondaria del polso, della mano e del gomito.

L’intervento viene eseguito in anestesia periferica (loco-regionale, cioè si addormenta solo il braccio interessato.

Le possibilità terapeutiche sono varie a seconda del tipo di frattura:

1) Sintesi con fili di Kirshner (chiodi di acciaio del diametro di circa 1- 2.5 mm) infissi tramite la cute associato a volte a gesso in fratture articolari o non articolari, riducibili a cielo chiuso. questo tipo di intervento è indicato in pazienti che richiedano un intervento poco aggressivo per scadute condizioni generali, per motivi anestesiologici o di altro genere.

2) Fissatore Esterno Fratture esposte, fratture molto scomposte riducibili in trazione che viene mantenuto da questo mezzo di sintesi esterno fissato all’avambracchio per mezzo di particolari viti dette fiches mediante minime incisioni chirurgiche. Questo sintema permette una buona motilità di tutte le altre articolazioni escluso il polso e può essere associato ad altri mezzi di sintesi come fili di Kirshener e placche.

Placca e viti sono indicate in fratture articolari scomposte. Garantisce il massimo della stabilità e della possibilità di riduzione ma è necessaria l’incisione chirurgica. Permette una buona motilità del polso quasi da subito. Nei casi più complessi si associano le altre tecniche.

Quando la frattura interessa la parte dell’osso in crescita (cartilagine di accrescimento) nei bambini o negli adolescenti prima della maturità dello scheletro, questa può venire danneggiata e necessita un trattamento rapido, a volte il danno del trauma provoca delle alterazioni della crescita dell’osso fratturato che può così risultare alerata.